Un pessimo affare


Un pessimo affare

PREMESSA: Questo racconto è la versione originale scritta in sole 4 ore (dall’ideazione alla pubblicazione sul forum) per partecipare all’Arena di Minuti Contati, le eventuali correzioni sono esclusivamente quelle entro il termine delle 4 ore.

DATA: 20/04/2021

OCCASIONE: Minuti Contati — 152° Edizione — Oriana Ramunno Edition — l’Ottava dell’Ottava Era (Aprile 2021)

TEMA: Oltre il muro

LINK: https://www.minuticontati.com/forum/viewtopic.php?f=208&t=4655


Le ossa mi fanno male, o sta per venire a diluviare o stanno per arrivare guai. Guardo fuori dalla finestra e il cielo è nuvoloso.

Un colpo di tosse alle mie spalle.

Mi giro e altri due uomini sono nella stanza, il mio amico Martin si fa avanti. «Jackson, questo è il signor Crowley.»

L’altro uomo si avvicina porgendomi la mano.

Gliela stringo. «Scusate, ero sovrappensiero, si accomodi.» Gli indico la poltroncina «Ci racconti i termini del nostro accordo.»

«La ringrazio signor Jackson, credo che sappia già quale sarà il vostro compito giusto?»

«Si, Martin mi ha accennato che vuole un libro da una cassaforte e che questa si trova a Villa Grove, giusto?»

«Corretto.»

«E come mai lo vuole?»

«Questo è personale ma il compenso non dovrebbe renderlo un problema.»

«Certo, solo curiosità, invece sa dirci quale cassaforte aspettarci?»

«Questo si, una Philips.»

«Ma è antica, la aprirebbe anche un bambino.»

«Concordo ma preferisco qualcuno di più pratico in questo caso.»

«Dobbiamo aspettarci degli allarmi o altro?»

«No, non vi sarà nessuno a quell’ora e farò in modo che nulla vi sia d’intralcio se seguirete alla lettera il mio piano.»

E ci raccontò per filo e per segno quello che dovevamo fare.

Martin parcheggia la Mini e scendiamo, siamo i soli nel vicolo laterale illuminato dai lampioni.

Faccio da scaletta per Martin che raggiunge la cima del muro, mi tende la mano e lo raggiungo e saltiamo nel giardino. Un’occhiata alla villa che si erge davanti a noi, tutto spento. Ci dirigiamo verso la porta di servizio indicataci il giorno prima. Provo la maniglia e si apre senza sforzo. Entro e non vedo nulla, prendo la torcia e l’accendo, le pentole mi confermano la stanza.

«Martin, entra.»

Superiamo la porta e raggiungiamo l’ingresso principale illuminato dalla luce lunare. Una enorme scalinata congiunge il piano terra al piano superiore. «Cosa diceva Crowley? Scalinata principale per il primo piano, seconda porta a sinistro giusto?»

«Sì e finiremo nello studio con la cassaforte.»

Raggiungiamo lo studio. Prendo l’attrezzatura e poco dopo la cassaforte si apre, al suo interno solo un libro polveroso.

«Ottimo lavoro, guarda cosa ho trovato nel frattempo.» E mi mostra una collana. «Questo è un piccolo extra.»

«Martin, Crowley è stato chiaro, seguire il piano alla lettera.»

«Basta che non lo venga a sapere.» E mi fa l’occhiolino.

Un rumore da una porta laterale, Martin va a controllare. «Aspettami qua.»

Entra nell’altra stanza e la porta si chiude di scatto alle sue spalle. «O mio Dio, Jackson scappa!»

Provo la maniglia ma la porta non si apre, Martin inizia a urlare. Con l’altra mano appoggiata alla parete per fare forza sento qualcosa di caldo, tocco con entrambe le mani la parete, si sta riscaldando sempre di più fino a bruciarmi, ma che diavolo c’è dall’altra parte.

Le urla terminano, sento qualcosa graffiare la porta e un altro ruggito. Scatto dalla parte opposta, scusa Martin. Scendo le scale, alle mie spalle dei rumori, qualcosa si avvicina sempre più, esco dalla cucina, raggiungo il giardino e grazie a un albero supero il muro.

«Buonasera, mi sa che abbiamo appena catturato un ladruncolo.» Due poliziotti sono a pochi metri da me. «Ci segua in centrale.»

«Il mio amico è stato aggredito in quella casa, vi prego aiutatelo.»

Mandarono degli altri agenti ma non trovarono nessuno e mi portarono in carcere.

Un secondino alla porta della cella. «Jackson, hai una visita.»

Mi alzo e lo seguo, strano, chi sarà mai?

Raggiungiamo la stanza dei colloqui, mi siedo e oltre il vetro un distinto signore mi osserva, mi indica la cornetta che afferro.

«Buongiorno Jackson.»

«Chi è lei? Il mio avvocato?»

«Oh no, sono il signor Grove.»

«Il signor Grove? Lei è il proprietario di quella maledetta casa!» Faccio per alzarmi ma lo sguardo del signor Grove si fissa su di me e un brivido mi percorre la schiena, mi fermo.

«La prego di farmi finire, sono il proprietario di quella casa.»

«Ma come l’hanno fatta entrare?»

«Ho anche io le mie amicizie, fra breve uscirà, ho ritirato la denuncia ma per il suo bene dimentichi quanto accaduto questi giorni e del signor Crowley, non perda tempo a cercarlo, non lo troverebbe.»

Finita la frase posa la cornetta e se ne va.

Ottimo Grove, prima erano solo affari, ma ci è andato di mezzo Martin, ora è personale.